Il contributo propone di riposizionare l’indennizzo "ex" art. 1328, comma 1, proposizione 2a, c.c. nell’attuale ordinamento vigente, affrancandolo da due «storiche» storture, l’una argomentativa, l’altra dommatica. Da un lato non è (più) persuasivo che esso valga a compensare l’oblato per il lungo tempo concesso al proponente onde revocare la proposta: semplicemente, non è sicuro che questo lungo tempo realmente sia dato (visto che la tesi della natura non recettizia della revoca della proposta è tutt’altro che pacifica). Dall’altro lato non è (più) persuasivo che l’indennizzo valga a compensare l’oblato per un atto lecito dannoso, quale sarebbe – tradizionalmente – la revoca della proposta: semplicemente, non è sicuro che questa sia realmente un atto lecito, lasciandosi anzi preferire la sua riqualificazione come ipotesi nominata di "culpa in contrahendo". Entreranno così in gioco i presupposti e i limiti di questa, sempre più larghi, e verrà meno l’anomalia sistematica di un ristoro
The essay suggests reinterpreting the indemnity given under Art. 1328, paragraph 1, proposition 2, of the Italian Civil Code, unbinding it from two traditional misconceptions, the first one argumentative, and the other dogmatic. On the one hand, it is not (any longer) persuasive that the provision is aimed at compensating the offeree for the long time given to the offeror to revoke the offer: it is simply not certain that this long time is given (since the thesis that a revocation is effective even before it reaches the offeree is far from being settled). On the other hand, it is not (any longer) persuasive that the indemnity serves to compensate the offeree for a lawful harmful act, such as – traditionally –the revocation of the offer: it is simply not certain that this is a lawful act, being on the contrary preferable its reclassification as a typified case of "culpa in contrahendo". Thus, the ever-widening requirements and limits on pre-contractual liability will come into play, and
Pubblicato lunedì 7 novembre 2022