La sentenza delle Sezioni unite della Corte di cassazione sull’art. 384, comma 1, c.p., oltre a sollecitare alcune riflessioni sullo statuto penale della convivenza more uxorio, offre interessanti spunti in materia di interpretazione con particolare riferimento alla praticabilità dell’applicazione analogica delle scriminanti. Il contributo, dopo avere analizzato le argomentazioni formulate a sostegno dei contrapposti orientamenti con riguardo alla possibilità di includere il convivente di fatto tra i destinatari della necessità di salvamento, si sofferma sui limiti dell’analogia in materia penale dei quali sembra non avere adeguatamente tenuto la Corte di cassazione nel suo più recente arresto.
The judgement of the Joint Sections of the Corte di cassazione on Article 384, paragraph 1, of the Italian Criminal Code, in addition to soliciting some considerations on the criminal regulation on de facto family, offers interesting reflection on interpretation by analogy. The essay analyses the arguments put forward in support of the two opposing sets of interpretation with regard to the possibility of including the cohabiting relationship within the Article 384, paragraph 1, of the Italian Criminal Code; furthermore, it focuses on the limits of analogy in criminal matters, which the Corte di cassazione does not appear to have taken into account adequatly.
Pubblicato giovedì 17 febbraio 2022